“La campagna olivicola 2017? La coda di tre annate che sul Garda, per vari motivi non danno i risultati sperati. Ma sul fronte della qualità il livello è al top”.
Parola di Paolo Venturini (nella foto), al vertice del Frantoio Montecroce di Desenzano, insegna leader nel comparto dell’extravergine gardesano d’eccellenza: una realtà di riferimento per il comparto, attiva in particolar modo nell’area che da Sirmione arriva fino a Manerba fornendo il servizio di frangitura anche ai tanti olivicoltori a carattere hobbystico del territorio. Azienda che al tempo stesso possiede un patrimonio di 10 mila piante di proprietà da cui deriva l’oliva per il Dop Garda Bresciano, referenza di punta del frantoio.
La produzione targata Montecroce è articolata in diverse etichette: da un eccezionale Casaliva, unico monovarietale, al Garda Dop (blend di Casaliva, Leccino, Frantoio e Pendolino) fino ad una selezione di tre oli base non certificati che derivano in parte da oliveti non iscritti all’albo o da olive acquisate da conferenti non iscritti all’albo della Dop.
Prodotti che si possono acquistare direttamente in azienda, dove da marzo, come ormai da tradizione per Montecroce, partirà la stagione delle visite guidate giornaliere in frantoio, destinate a proseguire fino a metà ottobre con degustazioni che si terranno in tutto l’arco della giornata: gratuite per singoli e famiglie, mentre per i gruppi organizzati è previsto un pacchetto più completo con pagamento di ticket (solo su prenotazione), con visite anche in inglese tedesco e russo. Un bel modo di far cultura dell’olio in sinergia tra turismo del gusto ed agricoltura, per un’attività promozionale che riparte anche quest’anno dopo le fatiche di una campagna piuttosto difficile.
“Purtroppo nel 2017 la gelata tardiva di aprile, che ha colpito in modo particolare i vigneti, ha creato problemi anche in oliveto in quanto sopraggiunta due settimane prima della fioritura, bloccando la fecondazione dei fiori – racconta Venturini-. Per cui in questa zona del Garda il calo produttivo ha raggiunto anche punte del 60%: le cure agronomiche sono state corrette, ma la natura ha giocato un po’ contro”.
All’anomala e sopracitata ondata di gelo, si son del resto uniti gli effetti di un’estate molto siccitosa, che ha colpito duro soprattutto nelle zone non irrigue dove le piante hanno risentito molto dello stress idrico. “Abbiamo salvato la produzione – spiega Venturini – nelle zone dove abbiamo predisposto l’irrigazione come puro atto agronomico in caso di stress idrico. Per il resto abbiamo acquistato molta oliva in Alto Garda, in paesi come Gargnano o Toscolano che si sono salvati dalla gelata a causa della fioritura posticipata rispetto all’area del basso Benaco. Ma ciò non ha evitato una riduzione della produzione nell’ordine del 50%”.
Quindi meno olio, ma indubbiamente di elevato profilo organolettico. “Non solo abbiamo avuto rese molto alte, pari all’incirca al 15-16% , ma bisogna anche dire che la materia prima era in condizioni sanitarie di straordinaria sanità grazie all’assenza della mosca olearia: dalla frangitura è quindi emerso un olio mediamente più fruttato della media del territorio, con profumi più intensi, un retrogusto più piacevole”.
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