L’undicesima edizione di Italia in Rosa ha fatto il pieno: il festival di Moniga del Garda dedicato al mondo dei rosé ha richiamato circa 8000 i visitatori che nei tre giorni del ponte per la Festa della Repubblica, dall’1 al 3 giugno, hanno affollato il castello della “Città del Chiaretto” per degustare gli oltre 200 vini provenienti da ogni angolo d’Italia ed anche dalla Francia.
Una rassegna di sempre maggior successo, che quest’anno ha puntato dritto al rafforzamento dell'”orgoglio rosé” cercando di rilanciare l’identità di un vino che, per storicità, identità e tradizioni, non ha davvero nulla da invidiare ad altre tipologie che pure nel nostro Paese restano maggioritarie (solo 6 bottiglie su 100 bevute in Italia sono “pink”).
Da qui il rilancio del patto a cinque sottoscritto dal Consorzio Valtènesi con altre quattro importanti realtà italiane storicamente vocate alla produzione di rosè da uve autoctone: Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel Del Monte e Salice Salentino”. Cinque Consorzi che rappresentano oggi una produzione superiore ai 16 milioni di bottiglie, protagonisti sabato mattina 2 giugno della masterclass ospitata a Villa Galnica di Puegnago, sede del Consorzio, alla presenza di Angelo Peretti (Internet Gourmet) e della giornalista britannica Elizabeth Gabay, autrice del libro “Rosé: Understanding the pink wine revolution”, unica Master of Wine specializzata nei rosati, forse una delle massime autorità in materia.
“Abbiamo stretto un’alleanza che avrà forti conseguenze nell’affermazione della cultura del rosé Italiano – ha detto il presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago, nella foto con Elizabeth Gabay e i rappresentanti degli altri quattro Consorzi -. Un patto di alto valore simbolico e fondativo: essere uniti insieme sotto il segno della storicità e dell’utilizzo di uve autoctone è senza dubbio la strada vincente”.
Conferme in questo senso arrivano anche dal direttore del Consorzio Valtènesi Carlo Alberto Panont.
“L’edizione 2018 di Italia in Rosa – dice Panont – ha messo in luce un forte incremento nella coscienza produttiva dei rosé: prende piede un aspetto identitario che, sostenuto da un profilo qualitativo sempre più elevato, sembra ormai essere alla base di una vera e propria scuola di pensiero”.
Soddisfatto anche Luigi Alberti, presidente della manifestazione. “E’ stata l’edizione di maggior successo di sempre: risultati importanti, raggiunti per altro nel pieno rispetto del tetto massimo di ingressi previsto tramite il controllo costante di entrate e uscite. La concomitanza con numerosi altri eventi di grande rilievo, sul Garda e non solo, rende ancor più positivo il bilancio della manifestazione. Il pubblico? Di qualità, con forte presenza femminile. Ma soprattutto con tanti giovani: il che dimostra che abbiamo saputo raggiungere il nostro obbiettivo primario, ovvero portare il Chiaretto alle nuove generazioni nell’ottica di un approccio consapevole ed attento”.
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